marzo 07, 2017

JOHN HAWKES: Arance rosso sangue

Dunque, il romanzo The Blood Oranges (edito nel 1974 in Italia col titolo Arazzo d'amore) è stato scritto nel 1970. Quando John Hawkes aveva già  scritto The Cannibal (1949), il romanzo d'esordio e Second Skin (1964), il suo romanzo forse più importante. L'autore nel 1970 aveva 45 anni. Qualche anno meno del suo protagonista, il biondo, bianco (un toro bianco), atletico Cyril.




Vien subito da pensare che "dietro" questo romanzo ci sia tutta la cultura libertaria di quegli anni e in particolare il saggio "filosofico" Corpo d'amore (1966) di Norman O. Brown. Ma potrebbe esserci anche il Nabokov di Lolita (1955), un autore che Hawkes adorava, stando alla testimonianza del suo allievo Rick Moody.

A ben vedere, però, Cyril e sua moglie Fiona sembrano più due esponenti  del jet set che non due figli dei fiori e lo comprova alla grande il disprezzo che ostentano nei confronti del paese che li ospita (la Grecia? il Portogallo?), dove gli uomini e le donne sono piccoli, bruni, brutti, ignoranti e hanno una lingua che suona gotica. Come la frase  da fumetto che Cyril usa per indicare la parlata indigena: croak peonieLa loro stessa rincorsa dell'amore (Cyril e Fiona sono in buona sostanza due allegri scambisti) non ha nessuna carica liberatoria. E' vissuta e pratica col massimo di pacatezza, nel tentativo, di solito riuscito, di succhiare con le loro avventure  (che solo per convenzione potremmo chiamare libertine) quanto più nettare possibile. In pace e in serenità.

Dove sta dunque, allora, il fascino che promana da questo romanzo?
Beh, non sta certo nella tragedia che si consuma cammin facendo e che sfascia il quartetto d'amore che Cyril aveva sapientemente costruito. Senza voler anticipare nulla della "trama" (per rispettare chi il romanzo non l'avesse ancora letto), possiamo dire con sicurezza che questa tragedia irreversibile, ai fini del racconto, è assolutamente ininfluente.
L'arazzo d'amore viene sì lacerato dagli eventi. Ma la personalità del protagonista non ne è travolta e il suo racconto del "dopo" non differisce minimamente dal suo racconto del "prima".

L'affabulazione domina dunque incontrastata dalla prima all'ultima pagina. E non è, come si dice abitualmente di Hawkes (quasi fosse un difetto), una "affabulazione ad alta densità intellettuale". Anche se è, indiscutibilmente, un'affabulazione virtuosistica.








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