ottobre 19, 2019

INTERVISTA A UNO SCRITTORE SCONOSCIUTO



lo scrittore Pietro Cabrini


D. Lei come si chiama?
R. Mi chiamo Pietro Cabrini. Opps, mi è scappato... Accidenti, avrei voluto mantenere l'anonimato!
D. Non è corretto intervistare uno sconosciuto. Lei era tenuto comunque declinare le sue generalità...
R. Vabbè, ormai il danno è fatto... mi dica cosa vuole.
D. Voglio capire come mai lei ha deciso di rimanere un' oscuro scrittore di provincia.
R. In parte l'ha deciso la storia. Ovverosia, nel mio caso possiamo dire che... non c'è mai stata e non c'è tuttora STORIA.
D. Dunque non è stata una sua scelta.
R. Beh, all'inizio sono stato un oscuro scrittore di provincia perchè tutti all'inizio sono ... oscuri scrittori di provincia.
D. Non tergiversi, per cortesia e soprattutto non ci prenda per fessi.
R. Intendo dire che scrittori non si nasce, ma si diventa.
D. L'avevamo capito... Dunque, i passi che lei ha intrapreso per uscire dall'oscurità, ovverosia per calcare la scena letteraria, sono stati del tutto infruttuosi!
R. Esattamente!



Pietro Cabrini

D. Non ha mai tentato il suicidio?
R. Che sciocchezza!  Il fatto di non vincere un concorso letterario o di ricevere dagli editori solo dei "NO" non è una ragione sufficiente per suicidarsi.
D. Morselli si è suicidato per questo.
R. Anche Pavese si è suicidato e anche Foster Wallace... eppure non erano degli oscuri scrittori di provincia né l'uno né l'altro.
D. Quali sono i suoi autori preferiti?
R. W. G. Sebald e R. Bolagno.
D. Sono simili, in effetti, anche se Bolagno è più "barocco".
R. E poi J. Hawkes.
D. Chi?
R. L'autore di "Arance rosso sangue".
D. Non lo conosco.
R. Lo conosco io...


Pietro Cabrini

D. Torniamo ai suoi insuccessi letterari. Che insegnamento ha tratto da queste disconferme?
R. Beh, in prima battuta mi sono sentito un talento incompreso. Appresso ho fatto un po' di autocritica e mi sono fatto persuaso che la mia scrittura era in controtendenza.
D. Secondo lei, perchè?
R. Perchè io scrivo di quello che interessa a me e quello che interessa a me non interessa agli altri.
D. Molto bene. Dunque lei se ne è fatta una ragione.
R. Mettiamola così. Ho realizzato che io scrivevo per "curare" me stesso e dunque dovevo essere pago del fatto di aver svolto un lavoro utile per la mia salute mentale e non pretendere anche il plauso del pubblico.
D. Anche Flaubert scriveva per "curare" se stesso.
R. Secondo me tutti gli scrittori validi scrivono per questo. Ad esempio Proust... vogliamo parlarne?
D. E gli scrittori non validi?
R. Beh, loro (badi bene, sono la maggioranza) scrivono per... diventare famosi.
D. E ci riescono?
R. Macchè. Firmano qualche copia, vincono qualche premio Strega e prima o poi tornano ad essere degli oscuri scrittori di provincia. Guardi Paolo Volponi. Chi se lo fila, oramai. E dire che lui era pure uno scrittore valido.
D. Volponi chi?
R. Ha visto!




Pietro Cabrini








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