giugno 12, 2016

MISERIE DEL GIORNALISMO CULTURALE




Leggo su Il piacere della lettura dell'11 giugno un articolo intitolato Il romanzo un'onda anomala. Mi butto a pesce, naturalmente, perché ho intravvisto fra le righe il nome di Giorgio Ficara e avendo io appena scritto un post in questo blog sul suo recentissimo saggio Lettere non italiane sono curioso di sapere cosa ne pensa l'articolista.

Bene, se già prima intuivo che le pagine culturali dei quotidiani sono diventate delle inutili sequenze di righe tipografiche, ora ne ho la conferma.
La tesi di Ficara, così elaborata, così ricca di diversi angoli visuali, che tira, è vero, pugni nello stomaco, ma lo fa con garbo, qui viene ridotta alla banale constatazione che il romanzo è in Italia un genere praticamente estinto.
Tesi su cui peraltro l'articolista non è d'accordo, perché ciò che lui coglie nella realtà italiana è caso mai il fenomeno per cui in Italia, si scrivono e si pubblicano troppi romanzi.
In questo modo l'elegante ricognizione di Ficara, che riprende le fila dell'annoso dibattito fra disfattisti e ottimisti sul tema che fine ha fatto la letteratura in Italia (due nomi per esemplificare, Alfonso Berardinelli e Carla Benedetti), viene pucciata nella candeggina e decolorata all'istante.

Poi l'articolista, passando di palo in frasca, si mette a parlare en passant di Vittorini e di Calvino, cioè del tempo in cui c'era in Italia un'editoria di cultura e conclude il suo dire facendo una gratuita e frettolosa apologia di Giorgio Manganelli. Che contrariamente all'apocalittico Ficara, non si sa perché.... fa ben sperare!


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